giovedì 29 ottobre 2009

Buongiorno, vorrei un paio di jeans…


…buongiorno! ma certo, prego si accomodi e vediamo subito cosa abbiamo…

Tipica conversazione cliente/commesso, quella particolare persona cioè che diventa quasi sempre il tuo migliore amico una volta oltrepassata la sua porta, colui che è contento di fare qualcosa per te e non manca mai di dispensarti un sorriso, colui per cui ogni cosa ti cade a pennello e no no, è un capo che và usato stretto, lei non è per niente sovrappeso.
Ed ammettiamolo, fa (quasi) sempre piacere che sia così, un rapporto fatto di sorrisi e consensi, a chi non piace, anche se instaurato con uno sconosciuto.

Unica particolarità del rapporto, la suddetta porta.
Perché si, una volta varcata nuovamente quella porta ma in senso contrario, ecco che torni ad essere uno dei tanti, e viene consumato il tradimento supremo, la persona che incroci su quella porta diventa a sua volta lei la migliore amica del commesso.
E non c’è niente di male in tutto questo, è il senso naturale delle cose, un rapporto di circostanza,
direi quasi a progetto.

Ma quando invece i panni del commesso vengono indossati da una persona conosciuta, una persona cara, allora come bisogna comportarsi?
Quando cioè con una persona con la quale si pensava di avere un certo tipo di rapporto, di comunicazione, si passa ad un rapporto fatto di sorrisi in realtà vuoti ed a parlare del tempo atmosferico (un po’ il segno che hai passato la porta del commesso), piove governo ladro, cosa è giusto fare?

Rincorrere lo spettro del rapporto passato e cercare di recuperarlo, forse rassegnarsi al rapporto meteorologico attuale e conviverci, o forse ancora lasciare morire quel rapporto, perché se raffrontato al vecchio rapporto sarebbe solo un peso?

Non ne ho idea, l’unica cosa che so è che personalmente odio parlare del tempo.
Ed oggi piove.

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